Marco Angelini e il Premio Zeno


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Le parole di Marco Angelini, secondo classificato al Premio Zeno 2020, sezione "racconti brevi"

11/04/2021 | 12:09

Emanuele Bukne, caporedattore del Premio Zeno, ha posto all'autore Marco Angelini, secondo classificato al Premio Zeno 2020 (sezione Racconti Brevi), alcune domande sulla sua esperienza. Di seguito una sintesi della video intervista.

Ciao Marco, grazie per avere accettato di girare questo video.

Grazie ai membri dell'Associazione Zeno, gli organizzatori, per questa intervista, una bella occasione tutt'altro che scontata...

Quando hai cominciato a scrivere?

L'inizio della scrittura coincide con l'inizio dell'amore per la lettura, che effettivamente è avvenuto molto tardi. Avevo diciotto anni, più o meno, quando mi sono imbattuto casualmente in una vecchia edizione di Hollywood, Hollywood! di Charles Bukowski e... mi sono innamorato immediatamente di lui. Da quel momento in poi ho iniziato a cercare e divorare tutto quello che trovavo di suo, soprattutto la prosa, e quindi mi sono contemporaneamente innamorato della lettura, di Bukowski e dell'idea di scrivere, del desiderio di scrivere. Ho cominciato a scrivere per emulazione, poi il tempo è passato e mi sono spostato anche su altri autori.

Ha inciso molto sul mio modo di scrivere un corso di scrittura creativa organizzato nella mia città, La Spezia, e che ho frequentato nel 2015. È stato fondamentale perché mi ha dato sicuramente delle basi che mancavano del tutto, inoltre ha dato una direzione alla mia voglia di scrivere. 

Cosa ti ha spinto a partecipare al Premio Zeno nel 2020?

Ho partecipato a pochi concorsi letterari, perché essendo avvocato ho già tante scadenze con cui fare i conti. Per il Premio Zeno è stato un po' diverso, innanzitutto perché non mi ha imposto una tematica alla quale adattarmi, mi ha consentito di scrivere come volevo, e poi perché come tutte le cose buone che accadono, è arrivato nel momento giusto. Stavo finendo la redazione di un romanzo, quando mi è venuta l'idea di questo racconto che si intitola Ventitré anni, così me la sono appuntata, l'ho messa da parte, e terminata la stesura del romanzo mi sono dedicato al racconto, l'ho sviluppato, terminato, riletto mille volte e inviato al Premio Zeno, non confidando e non sperando nel risultato che poi è arrivato.

Non è stata una scelta improvvisa, non l'ho inviato al Premio Zeno a caso, ma è stata il frutto di una decisione ben ponderata, perché prima di trasmetterlo ero andato a guardarmi su internet come si erano svolte le edizioni precedenti e questo mi ha convinto: vedere la loro organizzazione e chi erano i membri della giuria.

Nell'edizione 2020 il giurato d'onore era Andrea Tarabbia, tra i redattori Antonio Russo De Vivo che è una garanzia, e poi tanti membri d'eccellenza che facevano parte della giuria. Questo mi ha convinto a trasmetterlo. 

Come giudichi il lavoro dell'associazione? 

C'era qualche dubbio. Il bando diceva che si sarebbero riservati di valutare la possibilità di fare la premiazione in presenza oppure in modo diverso, perché la situazione sanitaria non si sapeva ancora come si sarebbe evoluta, quindi c'era questo punto interrogativo... poi è venuto fuori che non sarebbe stato possibile farla di persona, allora mi sono chiesto "vediamo cosa fanno"... e in realtà hanno fatto parecchio, più di quello che mi aspettassi... in questo mi ha stupito l'organizzazione, perché hanno creato tutta una serie di eventi e di cose di contorno al concorso che gli hanno dato sia visibilità ma soprattutto lo hanno fatto andare avanti, lo hanno fatto continuare, per esempio anche con questa piccola intervista, ma con tante altre idee... ho apprezzato i commenti che hanno inserito nel loro portale per tutti i manoscritti finalisti alle varie categorie e in particolar modo i commenti video... li ho letti e visti tutti, anche quelli dei manoscritti che non ho letto, e ho apprezzato tantissimo la motivazione video del giurato Paolo Casadio sul mio racconto, l'ho ascoltato tantissime volte e se fosse stato su nastro l'avrei consumato.


Ora stai lavorando a qualcosa?

Sto lavorando a un altro manoscritto, un nuovo romanzo, che è agli albori, e intanto aspetto l'esito del Calvino, al quale ho trasmesso il romanzo di cui vi ho parlato prima e... attendiamo quelli che saranno gli esiti. L'importante è continuare a scrivere, poi se i risultati arriveranno ben venga.

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