Premio Letterario Zeno - I Edizione

Il racconto della vita di una donna - l’Antonia che dà il titolo al romanzo e con il funerale della quale, alle presenza di un paese intero, si apre la narrazione- dalla sua infanzia alla sua morte, può essere una cosa piccola ed enorme al tempo stesso. E’ la storia di un singolo essere umano, ma esemplare di tanti tanti altri. Dentro la vicenda umana di Antonia infatti, prima bambina nelle Langhe, nata in una poverissima famiglia contadina, poi a Torino a servizio dai “signori” e infine, a causa della morte della madre e alla necessità da parte della famiglia di un paio di braccia robuste e della capacità di gestire i fratelli e le sorelle più piccoli, di nuovo in paese, giovane donna e madre e infine anziana, c’è una grande parte della storia femminile del ‘900. Tra slanci e nuove aperture: la possibilità di lasciare il piccolo, angusto, pase natio e di studiare, poi disillusi dalla durezza di un mondo ingiusto nel quale più che le capacità e i talenti, alla fine a contare sono soprattutto la classe sociale e il genere. Ed è lì, in quello scarto tra possibilità desiderata e sognata e dura realtà che si gioca tutto il carattere e dunque il destino di Antonia, una donna come centinaia di migliaia di altre donne dei suoi tempi (ma anche, in forme diverse, dei nostri!). In una lingua secca ma mai arida, semplice ma aderente alle cose e ai sentimenti e dunque capace di slanci, Silvana Perotti disegna la parabola di un’esistenza e quella di un luogo e di un periodo storico. Dentro il solco di grandi autori del passato come Cesare Pavese e Beppe Fenoglio (nei cui luoghi la storia è ambientata)ma anche vicina alla sensibilità di un Silvio D’Arzo, Silvana Perotti ha scritto un piccolo-grande romanzo sul femminile e sulla fede discreta e silenziosa che arma l’esercito pacifico delle donne. (SIMONA VINCI)

Più che un romanzo Bananas Republik è una guida e un invito in un luogo di dolce utopia dove, a detta del suo Presidente, ciò che si è e cio che si sa fare, e donare agli altri, ti distingue e ti premia. Un pamphlet in cui si chiarisce quanto assurda e inspiegabile sia la Ragion di Stato nella società attuale occidentale. Un messaggio, quello della voce narrante (il presidente dell’isola-repubblica), globale ed antiglobalizzante; un luogo, Bananas, in cui si snobbano tutti i preconcetti che rendono la nostra vita quotidiana frustrante e castrante. La lettura del libro diviene evasione e idea attraverso lo strutturarsi e materializzarsi di questo luogo, immaginario e immaginabile, grazie ad una buona dialettica e maestria nello scrivere. Divertente da leggere e al tempo stesso ottimo spunto per riflettere sul reale valore dell’essere umano all'interno della società, attraverso voci e commenti disparati di personaggi del passato e di vittime del presente. 

I romagnoli ammazzano al mercoledì è un romanzo corale, un noir ben calibrato che gioca sugli stereotipi di genere con una lingua plastica che sa essere al tempo stesso ironica e graffiante, ma anche lirica e disperata. Le esistenze che si incrociano in questa storia di tentati riscatti (economici, sociali ed esistenziali), di tradimenti e truffe, racconta vite di uomini sbilanciati, fragili e impotenti dentro un meccanismo che frulla e trita, ma in realtà gira a vuoto. Non sembrano esserci vittorie possibili, ogni vincitore apparente in realtà è un vinto. Ognuno di loro (anche chi ne è inconsapevole) insegue un sogno ed è disposto a molto pur di ottenerlo. Nessuno di loro, però, sa che in fondo alla strada molto probabilmente non ci sarà ad attenderlo nessuna corona e nessun mazzo di fiori; comunque vadano le cose è più probabile che ci sia la vita vera, prosaica e cattiva, da caricarsi addosso e portare dove lei vuole andare, non tu. Davide Bacchilega ha scritto un romanzo godibile, con vari livelli di lettura: un occhio attento sulla società contemporanea – avida, chiacchierona e superficiale – e un’indubbia capacità di lavorare sugli intrecci, le dinamiche tra personaggi e i dialoghi

Un tema emotivamente grave viene trattato con delicatezza e partecipazione emotiva. La simpatia che lo scrittore prova per i personaggi si trasfigura in attenzione per i loro stati emotivi e per le loro motivazioni esistenziali. Il tòpos dell’ ‘eroe menomato’ viene trattato senza che si scada in luoghi comuni da fumetto. La narrazione scorre per molte pagine senza mai annoiare il lettore, soprattutto in virtù della grande accortezza con cui è condotto il montaggio delle varie scene. (SIMONA VINCI)

Idea fulminante, sviluppata senza sbavature. Lo stile è sardonico e tagliente, senza fronzoli; ma forse di una cattiveria troppo esibita. Gran senso del ritmo.

Il racconto tratta una drammatica vicenda familiare in uno stile surreale che a volte sembra canzonatorio. Riesce bene l’effetto di straniamento. (SIMONA VINCI)

I due fili principali del racconto (quello della vendetta sul dottore e quello della partita di calcio) sembrano meramente giustapposti, senza alcun legame. Ne risente la concezione generale del racconto, mentre ne riesce esaltato il virtuosismo cui l’autore è costretto per tenere unito l’intreccio e alto il ritmo della narrazione.

L’ambizione del progetto (si tratta di un vero e proprio poemetto, e non di una lirica) darebbe luogo a un pastrocchio ridicolo, se l’autore non avesse a disposizione un arsenale di strumenti retorici e metrici che tradiscono una frequentazione dei classici pienamente metabolizzata. L’idea è impegnativa, e il poeta vi si cimenta sobbarcandosi la fatica di squadernare un’architettura narrativa atta a realizzarla. In un componimento così lungo, è essenziale che le immagini si susseguano in un ordine meditato e architettato con gran cura, e Maffei vi riesce pienamente, commuovendoci con l’alternanza della voce epica (narrativa) e di quella lirica. Il destino umano è descritto con sincera partecipazione emotiva, che ci viene trasmessa con pieno successo. La dizione è robusta e solenne, come si conviene all’argomento, ma mai retorica: l’endecasillabo vi è utilizzato con piena coscienza delle sue possibilità. Il ritmo viene mantenuto su una tensione molto rara nella temperie della poesia italiana odierna. (SIMONA VINCI)

Il tono, volutamente risentito, del componimento è perfettamente conforme al suo contenuto. Notevole la dizione, che permette di sostenere due soli periodi per l’arco di 24 versi (e di 3 strofe).

Dettato essenziale e sorvegliato, pienamente funzionale all’idea che vuole trasmettere. Molto bella la scelta delle immagini.

Idea estrosa, sostenuta da una immaginazione brillante e vivace.

La poesia scorre per tutta la sua lunghezza senza affaticare la voce del lettore, e accompagnandone l’immaginazione attraverso una teoria di bellissime immagini molto ben evocate.

Poesia in cui la scelta delle parole risulta molto ben aggiustata, e anche il ritmo si fa apprezzare, soprattutto alla lettura a voce alta.