Davide Orecchio giurato di Zeno
Abbiamo posto a Davide Orecchio, giurato d'onore della XI edizione del Premio Zeno (e autore presso Bompiani, minimum fax, Gaffi, il Saggiatore) le seguenti domande:
Quando hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?
DAVIDE ORECCCHIO: Ho iniziato a scrivere molte volte. Racconti di cowboy e saghe di cavalieri ispirate al ciclo arturiano da ragazzino. Racconti romantici a diciassette anni. La storia della malattia e morte di mia madre a 26 anni; per fortuna non trovò un editore, un amico critico letterario mi disse che i libri sulla morte e la malattia non avevano grandi possibilità di essere pubblicati, il mondo da allora è cambiato. Biografie immaginarie e racconti storici su base documentale, qualche anno più tardi, dopo avere scoperto grazie a Danilo Kiš che si poteva fare. Cosa mi ha spinto a farlo? La presunzione che un giorno sarei stato in grado di farlo. Cioè scrivere letteratura. Non so perché ne fossi convinto ma era l’unico obiettivo che mi ponevo. Il resto era sussidiario. Studi universitari, lavoro, “carriera”. Se ci ripenso è abbastanza assurdo, per non dire folle.
Quali sono i motivi per cui hai accettato di fare da giurato d'onore della XI edizione del Premio Zeno?
DAVIDE ORECCHIO: Curiosità. E poi non mi andava di scontentare o deludere nessuno. Penso siano due ragioni molto valide per non dire di no.
Hai un consiglio da dare agli autori che parteciperanno all’edizione 2023?
DAVIDE ORECCHIO: Le categorie del concorso sono molte, e immagino anche le generazioni di autrici, autori o scriventi, quindi è molto difficile trovare un consiglio che vada bene per tutti. Ci provo con un consiglio lungo e un consiglio breve rivolti a chi proporrà racconti o romanzi.
Consiglio lungo. Qualche anno fa, durante la cerimonia di un premio letterario, un autore famoso, giallista, ospite d’onore, disse che quello che conta sono le storie, non le parole (ero lì, momento indimenticabile). Ecco, per come la vedo io è il contrario esatto. Quello che conta sono le parole, non le storie. Più precisamente: conta la voce. Bisogna trovare la voce. Costruire la voce. Tutti hanno una storia da raccontare, ma pochi hanno la voce per farlo. La voce per alzarsi davanti al fuoco, mettere gli altri in ascolto e raccontare la storia. Questo tono, o stile, nasce dal talento e dall’educazione del talento. E deve essere originale. La sua unicità risulta spesso dal dosaggio degli ingredienti. Ritmo, sintassi, punteggiatura, “schemi” di occupazione della pagina, temi, ossessioni, lessico, architettura del romanzo o racconto, la tradizione entro la quale ti inserisci, l’innovazione che proponi. È difficile, il rischio di stonare è alto: i luoghi comuni, le frasi fatte, l’eccesso di aggettivi (su questo rimando al Decalogo di Horacio Quiroga), l’inutilità di certe storie, l’inconsistenza di alcuni dialoghi – il fallimento è più probabile del successo. Fallimento o successo nel tentativo di creare qualcosa che funzioni. Bisogna essere severi con sé stessi. Nessuna autoindulgenza, nessuna generosità.
Consiglio breve: leggere poesia.
L’iscrizione all'edizione 2023 può avvenire sul sito dell'associazione, compilando i campi della pagina PARTECIPA AL CONCORSO, oppure tramite il MODULO da compilare e spedire in formato cartaceo oppure via email, ad info@progettozeno.it, insieme alle opere iscritte.
Gli utenti che lo vorranno potranno iscriversi telefonando al 327 1582655. Un nostro collaboratore – a cui dovrete comunicare i vostri dati (nome, cognome, titolo dell'opera, etc.) – vi assisterà nella breve procedura di iscrizione, che solitamente si conclude tra i tre e i cinque minuti.
Il bando scade il 31 luglio.