Leggiamo la poesia vincitrice al Premio Zeno 2021


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La poesia di Barbara Grubissa, prima classificata alla IX edizione del Premio Zeno

13/01/2022 | 10:36

1. EROS CONIUGALE 

 


Voce femminile: Magdala Zenit 

 

Sono vittima della tirannia di un uomo che

propina anelli come prove certe di possesso

Come diritto alla caduta elicoidale della terra 

intorno al mio plesso aureo e planetario


Come fonte di diritto e di alimento di ogni

satellite da me generato dal giorno del sì all’altare


Come dovere coniugale imposto da interessi

riguardanti abitazioni e serre e congiunzioni


Congiunzioni astrali ben sperate per anni come

amici, testimoni di nozze, parenti, vicini


Capo uffici, maestri, avvocati, pensanti bene per

il giaciglio coniugale come promessa di vittorie


Giuda maledetti quando spifferano arie

flebili di lingue di serpente che sanno


Che hanno visto che diranno che malediranno

mani avvinghiate di mariti con fedine


Con fedi nuziali zozze intinte in altri mari dove

fungono da timoni esperti di mareggiate


Di avviluppi d’alghe e vietano vietano alla

donna divorzi necessari ad espletare respiri


E quanto è stata la solitudine di un miraggio

di altre natiche esposte e mai sfiorate


Di territori negati e insperati di incandescenze

scoperte per caso oltre tutti e ovunque


Contro il pubblico diniego, contro il divieto

testamentario, contro il consono e predetto


Contro il vietato e prescritto, contro il conforme,

contro l’utile pubblico, contro la decenza


Unica fonte e risorsa di speranza, di sublimazione,

di proiezione, di risalita, di uscita


Di complotti di ogni essere a diniegare

la fragilità vincente e umana da perdonare


O non perdonare, far cadere miseramente

a terra in contradditorio o in contraddizione


Su promesse antiche, inavvedute. 

 

 

Voce maschile: Omar Kret 

 

Ho l’eco ancora di alghe avviluppate a caviglie

e palmi dell’unica donna avuta io nel grembo


Lei nel suo io nel mio utero improvvisato di marito

che trascorsi preliminari antichi con altre


Ma lei fu la diga dove il riverbero del sole fu apoteosi

e l’acqua declinò in salti inauditi e matrimoni


Il matrimonio erotico unico senziente afflato

consenziente oltre convenzioni e risacche di società


Oltre delimiti, imposizioni, false promesse, oltre

perdoni forzati per bigotte scelte sociali e costrizioni


Fu l’unica che portai all’altare sapendo di tutte le

sue coppe e del pane del suo seno e dei suoi sacrifici


Fu la sola per cui non feci giuramento perché era

implicita compagna per cui un Dio era davvero offerente


Fu l’arca a cui agganciarmi con ogni membro del

cervello e del corpo e degli arti per procreare devastati


Fu lotta insieme, la battaglia, la conquista, il battere la

testa, l’incaponirsi, il gridare al cielo sete di giustizia


Era colei tra le mogli che ebbi in passato che fu la diga

il delimite del vero amore eterno inspiegabile


Passammo il tempo a combattere demoni insieme a

riderne insieme a pensarli goffi se eravamo noi risacca


Di amplessi, sessi, cervelli aperti ricettivi, adattabili ai

tempi e trasformisti supremi e creatori generatori


Fu il giorno del diluvio quello in cui sul ponte più forte

che avevamo creato, quello su cui potevamo sostare


Quello che ci eravamo immaginati, che avevamo

calpestato avanti indietro per avere l’unisono l’incontro


Fu il giorno dell’ira, del fulmine, del ruggito del sacro,

dei cocci di bottiglia sul cielo sulle nubi, sul sagrato


La malattia strappò avvenenza, era cagna ingravida,

toglieva lustro, dignità, rinsecchiva il corpo, la voluttà


Ma io mi accanii come belva ferita con chi mi proponeva

altri lidi, chi voleva maggiore vita più adatta facile


E nella deriva invece ho scoperto la fedeltà suprema di

mente ed estuario, di foce grata all’oceano attuale. 

 

Barbara Grubissa (Trieste, 1976) è dottoressa magistrale in Lettere (Università di Trieste) e attualmente è iscritta a Conservazione e gestione dei beni e delle attività culturali alla Ca’ Foscari di Venezia. Si è occupata di fiabe e della divulgazione scientifica per ragazzi. Ha esordito nel 1997 con il racconto lungo Mosaico d’anime folli (Libroitaliano, Ragusa). Nel 2010 è uscito Son Stufadiza. Il trattamento sanitario obbligatorio (T.S.O.) per Kappa Vu.

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