Intervista a Luigia Bencivenga

Abbiamo posto alcune domande alla giurata di Zeno Luigia Bencivenga, menzione speciale al Premio Calvino 2023:

Ciao Luigia, sono passati due anni da quel giorno di fine dicembre a Roma, ricordi? Quando i nostri volti erano coperti dalle mascherine e tu hai vinto il Premio Zeno. Cosa ti è rimasto di quel giorno?

Nella libreria affollata fingo di leggere qualcosa. Mi butto su Curzio Malaparte, gli altri finalasti – anche loro fingono di leggere – preferiscono la narrativa russofona e la poesia trascendentalista. Nessuno tenta approcci di tipo amicale, quasi tutti hanno un accompagnatore/consolatore. Non ho accompagnatore, ma ho sempre l'A.I, amico immaginario su cui scaricare frustrazioni eventuali, in lingua partenopea. Se non vinco, ho un mezzo appuntamento a Roma con un artista napoletano. Ho vinto, per chi non è abituato è un trauma da elaborare. Vado comunque all'appuntamento. La serata si conclude a Centocelle con pasta e fagioli con cozze e qualche bicchiere di vino.

Subito dopo la vittoria della IX edizione, che aveva Carola Susani come giurata d'onore e che ha speso parole di elogio nei confronti del tuo libro, eri un po' perplessa su quel che sarebbe accaduto dopo. Puoi descriverci cosa acadde?

Sono sicuramente mossa da dubbi continui e, se questo può far male nella vita, la scrittura invece ne giova perchè aumenta la consapevolezza. La mia scrittura è un laboratorio in divenire, non si ferma. Talvolta migliora. Credo che pubblicare un mio romanzo significhi anche affrontare questo aspetto. La mia insoddisfazione era data dalla difficoltà di trovare chi potesse scommettere sul mio lavoro.

Poi finalmente hai seguito il consiglio dei redattori di Zeno e ti sei iscritta alla 36esima edizione del Premio Calvino, che speranze avevi quando lo hai fatto?

Non avevo nessuna speranza, giuro. Ma tendo a fidarmi delle persone che come te conoscono cosa succede nel mondo. Io tendo all'isolamento sociale!

In primavera del 2023 scopri di essere tra i finalisti, raccontaci di quel che hai provato e di come è andata poi a Torino.

Scopro di essere finalista Calvino con una telefonata del presidente Mario Marchetti. Poi c'è stata la registrazione dell'intervista e ne è uscito fuori un bel filmato con tanto di attrice vera. A Torino ho incontrato tante persone che già avevano letto e apprezzato il romanzo. Ho conosciuto gli altri finalisti, dieci persone diverse ma con gli stessi sogni. La menzione speciale davvero non me l'aspettavo. Hanno premiato il coraggio e le scelte linguistiche.

Ora sei stata contattata da una casa editrice, la Italo Svevo, che ha già pubblicato nel 2020 un'altra scrittrice passata, come te, dalla vittoria del Premio Zeno per romanzi inediti al Calvino.

In realtà ho già firmato il contratto e li ringrazio perchè hanno puntato su un romanzo complesso, talvolta crudele, dove è ricostruito un mondo.

Ora finalmente posso chiedertelo: come stai? sei felice? Quali sono i tuoi appuntamenti futuri?

Caro Emanuele, felice mai. Dopo il primo momento di sbandamento in cui non riuscivo a fare nulla, sono tornata a fare quello che mi piace, scrivere, anche per il teatro. Nell'immediato, mi aspetta l'editing del romanzo che uscirà nel 2024, continuerò a scrivere per Rockerilla e ho avviato una collaborazione con la rivista letteraria Fuori asse. Per il resto, lavoro, suono la fisarmonica e vedo regolarmente un terapeuta.

Per chiudere: quest'anno sei nella giuria della XI edizione del concorso, presieduta dallo scrittore Davide Orecchio; qual è il consiglio che ti senti di dare agli autori iscritti?

Quando si partecipa  a un concorso, bisogna dimenticarsene. Pensare troppo a tali faccende toglie tempo alla scrittura e questo non va bene.