Le motivazioni della giuria ai Romanzi Inediti
- PRIMO CLASSIFICATO: Renato Nicassio, Lo spazio della carne
Un romanzo che sembra un racconto lungo, ma dal tono sarcastico e ironico, sincero, con un buon ritmo, dialoghi credibili, a momenti brillanti e immagini quasi mai scontate. (MADDALENA FINGERLE)
Narrazione distaccata, con un punto di vista esterno che non aiuta ad entrare in sintonia con la storia. Gli eventi si susseguono in dialoghi serrati che risultano però a volte freddi e un po' troppo fini a se stessi. (DAVIDE TOFFOLI)
- SECONDA CLASSIFICATA: Daniela Raimondi, La prima nebbia d’autunno
Romanzo scorrevole. Narrazione avvincente con personaggi ben descritti, densi di emozioni. La cornice storica è ben integrata nelle vicende della saga familiare. Inoltre fantasia e razionalità si intrecciano tessendo trame diversificate sempre con un guizzo di gitano quasi a dare lampi di chiaroveggenza. (LILIANA CAPONE)
Incipit di forte impatto. Romanzo di contaminazione e di incontri, che vede scivolare, le une accanto alle altre, tradizioni e lingue locali e tradizioni nomadi e gitane. Incontro tra mondo dei vivi e dei morti. Confini dei secoli e tra i secoli. Linguaggio asciutto e storia che si snoda accurata e coinvolgente. Ombre di terra su pagine da sogno. (DAVIDE TOFFOLI)
- TERZA CLASSIFICATA: Chiara Pellegrini, Storia di farfalle ed altre metamorfosi
Romanzo permeato di poesia e profonde riflessioni. Ricercatezza nel linguaggio, nell'astrazione, nella meraviglia della natura che è fuori e dentro di noi in una sinfonia di colori, odori, sapori. (LILIANA CAPONE)
Lavoro, dedicato a Vincenzo Consolo, originale e ben scritto, con le pause e con i ritmi più adatti al fluire della narrazione. I giorni e le date scandiscono i passaggi più intimi ed emotivi. (DAVIDE TOFFOLI)
- QUARTA CLASSIFICATA: Enrichetta Avanzo, Le fate bugiarde
Germania, 1941. Si parte da qui e il romanzo ci attira in un luogo e in una data già segnate, poi ci accompagna in avanti fino al 2013. Poi di nuovo indietro, nel 1915. L'elastico temporale del gioco narrativo offre una dimensione originale e spiazzante. Intriga e avvolge. (DAVIDE TOFFOLI)
- QUINTA CLASSIFICATA: Marina Novelli, Non voglio salutare nessuno
Barocca nell'enfasi sulla morte, morbosa e nichilista nel dettagliarla, questa narrazione si dilunga in modo decadente sulla sorte di una donna invisibile che rimane appesa al mondo con il suo solo corpo. Lena è una moderna sorcière, una strega ultima da viva ed ora, da morta, prima tra tutti. Senza azioni virtuose, senza che attorno a lei il mondo si redima, affascina la sua comunità e pure se ne compiace. In realtà di nuovo il suo corpo, come in vita, è strumentalizzato e travisato. Niente bellezza in queste parole, niente angeli, nessuna luce in fondo al tunnel. Lena: morta due volte, come riflette lo spirito del padre Vasile. Il cane che decide di seguirla come i cani magri accucciati sulle ossa dei marmi tardo-settecenteschi: anche lui inquieto, scacciato, melanconico. Gli spiriti sono spiriti di disgraziati e il paesaggio una periferia sporca. I vivi sono maschere vuote e pietose che si succedono distorte e sofferenti. Non c'è scampo, Lena si sfalda e cade, Lena si disintegra e perdura il fraintendimento fino alla santificazione. Nella bizzaria dello scenario, pure paradossale, si apre una riflessione su ciò che è e ciò che sembra essere. Nel caso questo scollamento appaia chiaro e sia confermato, solo una è la certezza posta da Marina Novelli: neppure la morte potrà salvarci. (CECILE TOMBOLINI)
Lingua che piega troppo verso il parlato. Narrazione degli eventi che si schiaccia sul descrittivismo accompagnato da voci del quotidiano. I dialoghi risultano farraginosi e poco fluidi. (DAVIDE TOFFOLI)