Maddalena Fingerle, giurata del Premio Zeno 2021
Emanuele Bukne, caporedattore del Premio Zeno, ha posto all'autrice Maddalena Fingerle, vincitrice del Premio Zeno 2017 (sezione Raconti Brevi) e del Premio Calvino 2020 con il romanzo Lingua Madre, e dal 2018 giurata del Premio Zeno, alcune domande sulla sua esperienza di scrittrice. Di seguito una sintesi della video intervista.
Ciao Maddalena. Dunque, partiamo dall'inizio, da quando e perché hai cominciato a scrivere?
Da quando io ricordi sia la scrittura che la lettura accompagnano le mie giornate, e i miei giochi, perché credo che uno degli aspetti che mi affascinano di più del leggere e dello scrivere sia proprio quello ludico, che poi è collegato con una serietà e un rigore che non sono affatto paradossali, perché tipici del gioco. Un atteggiamento simile a quello del lavoro, quindi dalla scrittura accademica. La prima volta che mi sono confrontata con la scrittura credo sia stato nel 2009 quando ho partecipato a un ciclo di incontri di un corso di scrittura con diversi autori, tra cui Giorgio Vasta e Vitaliano Trevisan.
Nel 2017 partecipi al Premio Zeno con il racconto breve Le galline del signor Razzoli e la giuria, capitanata dallo scrittore Diego de Silva, decide di assegnarti il primo premio. Che ricordi hai di allora e, soprattutto, quanto ti ha motivato quella vittoria?
Ricordo che avevo appena finito la tesi di specialistica sulla traduzione dei nomi e dei giochi di parole e avevo, in funzione alla tesi, tradotto un romanzo contemporaneo e delle poeie barocche, dal tedesco all'italiano. Il giorno dopo la consegna mi sono messa a scrivere il racconto per il Premio Zeno, Le galline del signor Razzoli, la storia di un ragazzo strano che prendeva alla lettera l'espressione "andare a letto con le galline". Ricordo che mi sono messa a scrivere per tutta la giornata, il giorno dopo ho fatto tante riletture e il giorno dopo l'ho inviato senza assolutamente pensare di vincerlo, come si pensa sempre quando si mandano dei testi a dei concorsi. Poi mi è arrivata l'email in cui mi informavano che avevo vinto e ricordo di averla letta mentre camminavo in zona universitaria, a restituire i libri della tesi, e non me lo aspettavo assolutamente, quindi è stato molto emozionante e molto importante per il percorso di scrittura perché mi ha permesso di conoscere Antonio Russo De Vivo, che faceva parte della giuria e che mi ha poi proposto di pubblicare quel racconto su una rivista online, CrapulaClub, e da lì ho iniziato a pubblicare diversi racconti su riviste, tra cui Narrandom (con bellissime illustrazioni) e Nazione Indiana.
Lingua madre è il tuo primo romanzo con cui nel 2020 vinci il Calvino, tenutosi anch'esso, come l'ultima edizione di Zeno, "a distanza". Quanto hai impiegato a scriverlo e a rivederlo?
Anche lì è stata una stesura intensa e molto concentrata. Ho impiegato due mesi a scriverlo, con tante riletture, e non pensavo assolutamente di poterlo vincere. Come tutti, ho partecipato per la scheda di lettura. Quando mi hanno chiamata è iniziata una fase di totale ubriacatura in cui non credevo fosse possibile quello che stavo vivendo e non sono ancora sicura di esserne uscita.
Stai lavorando a qualcosa?
Ho ripreso il testo dopo quasi un anno, dopo averlo fatto sedimentare, grazie all'editor che è Dario De Cristofaro che mi ha contattato dopo il Calvino facendomi firmare il contratto con loro, per la collana Incursioni della Italo Svevo.
Hai un consiglio da dare ai giovani scrittori?
Se dovessi dare dei consigli a chi ha appena iniziato a scrivere direi, come primo consiglio, di non prendere seriamente i miei consigli e di divertirsi... se poi vogliono ascoltarlo direi di non rileggere troppe volte ciò che si scrive (che è l'errore che faccio io) perché non serve a nulla ed è solo stancante, però di rileggere, di trovare un numero giusto di riletture.