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Valeria Micale risponde


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La vincitrice della sezione "racconti brevi" parla della sua esperienza al Premio Zeno

21/03/2021 | 19:36

Emanuele Bukne, caporedattore del Premio Zeno, ha posto all'autrice Valeria Micale, vincitrice del Premio Zeno 2020 (sezione Raconti Brevi), alcune domande sulla sua esperienza. Di seguito una sintesi della video intervista.

Salve Valeria. Nel 2020 ha partecipato per la prima volta al Premio Zeno con tre racconti brevi. Ne aveva scritti altri? Se sì, in base a cosa ha selezionato quei tre per il concorso?

Era la prima volta che partecipavo al premio e ho deciso di inviare tre racconti, non per aumentare le mie probabilità di successo, ma per presentarmi alla giuria con un campione più ampio e variegato della mia produzione, dal quale potessero più chiaramente emergere le caratteristiche della mia scrittura, sia in termini di stile che di contenuti. Quello a cui tenevo di più era una valutazione dei miei racconti, che potesse aiutarmi a capirne i punti deboli e i punti di forza. Ho scelto il premio Zeno proprio per questo, perché da regolamento garantisce una motivazione da parte della giuria non solo del testo vincitore (romanzo, racconto, poesia) ma anche dei finalisti. Quindi aspiravo a essere una finalista e non mi aspettavo di risultare addirittura vincitrice.

Fino a quel momento, avevo scritto solo una decina di racconti brevi, quindi la scelta di quali inviare non è stata difficile. Il fatto che due dei racconti inviati, tra cui il racconto vincitore Una casalinga perfetta, fossero già stati pubblicati su una rivista letteraria in rete, dunque avessero già superato una valutazione e avessero avuto un buon riscontro in termini di lettura, mi dava una certa garanzia; il terzo l’ho scelto perché era l’ultimo che avevo scritto e volevo mandarlo in giro. Ciò che accomuna i tre racconti è la solitudine dei protagonisti, una solitudine non dovuta a isolamento ma scaturita da un disagio che porta progressivamente a chiudersi in sé stessi, anche se si è circondati da una moltitudine di persone. La protagonista del mio racconto vincitore è infatti una donna che ha marito e due figli, una bella casa, una vita apparentemente senza problemi, ma – e qui arriviamo alla seconda tematica che lega i tre racconti – l’apparenza inganna. Sotto la perfezione cova qualcosa di inquietante, dietro la normalità si cela spesso il mostro, dietro il successo il tormento.

Quanto tempo ha impiegato nel lavoro di revisione dei testi? Li ha riscritti più volte? 

Per mia natura e per deformazione professionale sono abituata a rivedere più volte ciò che scrivo. Io sono, infatti, una biologa. Nel mio lavoro, che è quello della ricerca scientifica, i risultati vengono presentati sotto forma di articoli pubblicati su riviste di settore. Per essere accettato da una rivista, un articolo viene valutato da un panel di revisori, esperti del settore, i quali muovono critiche, evidenziano incongruenze, richiedono integrazioni; molte volte l’articolo deve essere addirittura riscritto. Dunque ci sono molte similitudini tra la revisione di una pubblicazione scientifica e quella di un testo narrativo e l’esperienza che ho nella prima mi ha aiutato ad affrontare la seconda. 

Come ha vissuto la vittoria del premio "a distanza"?

Sapevo fin da quando ho inviato la scheda di partecipazione che molto probabilmente non vi sarebbe stata una cerimonia di premiazione a causa della pandemia. Mi è dispiaciuto non potere incontrare gli organizzatori e gli altri finalisti; chissà, forse ne sarebbe venuto fuori qualcosa di buono. Devo dire, tuttavia, che la promozione delle opere finaliste e di quelle vincitrici attraverso la puntuale e capillare diffusione sui social – per la quale ringrazio il comitato organizzatore – ha egregiamente sopperito alla mancanza della premiazione in presenza.

Quali sono, se ne ha, i Suoi progetti futuri?

Spero di ultimare entro l’anno un testo più lungo al quale sto lavorando da tempo. Ho scritto, nel frattempo, anche altri racconti, ma ho dei dubbi su cosa farne. Le riviste letterarie in rete sono un ottimo veicolo per la forma racconto breve perché permettono di raggiungere il pubblico vasto ed eterogeneo che frequenta i social, ma non nascondo che mi piacerebbe vedere i miei racconti pubblicati in una raccolta, perché credo che, insieme, compongano una immagine ben definita di ciò che voglio esprimere attraverso la scrittura.

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