L'avventura tragicomica di Griffi raccontata a Zeno


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Gian Marco Griffi, poco prima della premiazione, ci ha parlato del suo rapporto con la scrittura

19/03/2023 | 20:05

Gian Marco Griffi è nato ad Alessandria nel 1976; vive per circa trentun anni in un paese chiamato Montemagno, in Monferrato. Nel 2022 il suo romanzo Ferrovie del Messico vince il premio Libro dell'anno  di Fahrenheit, organizzato da Rai3.

Il 22 gennaio, poco prima della serata conclusiva alla Libreria Tomo di Roma, Griffi afferma che "quando sei finalista di un premio letterario è sempre un momento emozionante, bello, che ti ripaga del lavoro fatto." Quando gli abbiamo chiesto del suo amore per la scrittura, lui risponde "Ho sempre scritto, fin dall'adolesecenza. Già da quattrodici anni scribacchiavo fumetti, sceneggiature, poi mi sono messo a scrivere poesie; mi piace raccontare delle storie, mi piace piegare e utilizzare il linguaggio per raccontare storie. Ogni forma d'arte, ogni modo di raccontare storie ha una sua peculiarità, quella che è nelle mie corde ha a che fare col linguaggio, perciò la scrittura, i romanzi ed i racconti."

Giurata d'onore della X edizione del Premio Zeno è stata la scrittrice Giulia Caminito, che definisce quello di Griffi "un romanzo d’avventura che sa intrecciare contesto storico e distopia, dando alla vicenda contorni surreali e insieme plausibili e lasciando trapelare una vena comica e tragica insieme. Un lavoro imponente per mole e per inventiva, che riesce a evocare l’assurdità di un sistema politico dittatoriale, asettico e privo di raziocinio. Il suo protagonista, Cesco risulta insieme grottesco e concreto, i personaggi sono moltissimi e ben orchestrati. La scrittura si muove su numerosi registri e particolarmente riuscito risulta soprattutto quello in prima persona di Cesco, perché ricco di ulteriori riferimenti linguistici e sintattici. Il libro riesce a essere pienamente politico, pur non contemplando la possibilità di esserlo apertamente."

Secondo Marco Scarlatti, vincitore nel 2020 e giurato dal 2021, "ha ragione Marco Drago che, nella postfazione, definisce questo libro un romanzo enciclopedico, scomodando mostri sacri postmodernisti come Pynchon, Joyce, Borges e Gadda. La trama, per un testo così magmatico e dirompente, appare un fatto accidentale, una cosa di poca importanza. E infatti lo è, perché cosa c'è di più inutile dell'ordine di redigere una mappa delle ferrovie del Messico?

Prosegue Scarlatti, definendolo un "romanzo dove il tempo (della lettura e della storia) smarrisce significato e orientamento, ma dove la mano dell'autore, nonostante le accelerazioni e le sirti della narrazione, non perde mai di vista l'obiettivo finale: trascinare il lettore lungo un'avventura tragicomica e strampalata, elaborata in modo quasi perfetto. Fra i romanzi più festosi e riusciti del 2022."

 

 

 

 

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